CALICO – ROUTE66
Los Angeles – Calico – Needles
Da Los Angeles (Ca) a Needles (Ca) – Km tappa: 450 – Km totali percorsi: 450
Ed eccoci finalmente all’inizio di questo nostro viaggio…….la situazione e’ la seguente:
Los Angeles (CA) – Merc 30 Maggio 2001 ore 17:30: siamo nella nostra comoda stanza al Westin Airport Hotel, non ci sembra vero. Sono passate oltre 12 ore da quando abbiamo visto la nostra amata Bologna allontanarsi. La traversata trans-continentale l’abbiamo fatta su un 747 della Lufthansa in classe turistica, in oltre 30 anni di vita non avevo mai staccato i piedi dalla crosta terrestre e come battesimo dell’aria non mi sembra male. Il problema maggiore risiede nel fatto che, essendo alto 193 cm, non risulta essere proprio facile far passare 12 ore accartocciato tra i sedili dell’economy class. Tutto sommato devo dire che sono passate abbastanza in fretta un po’ per la novità del volo e un po’ assaporando il fatto che stavamo per arrivare in America. Indubbiamente per Irene sono passate ancora più velocemente, infatti al primo “rollio” dell’aereo, ha ingurgitato una pillolina e si è addormentata come una pietra per parecchie ore. La cosa più simpatica durante il volo è quando devi compilare i moduli per il visto d’ingresso negli states. C’è da sbellicarsi dalle risate leggendo le domande che ti vengono poste su quel cartoncino di colore verde…….si va dalle domande tipo: “Sei un mafioso?” a quelle che ti chiedono se hai intenzione di praticare il “terrorismo” (come fosse uno sport) una volta attraversato il loro confine.
Una volta atterrati al Los Angeles International Airport abbiamo preso il nostro bagaglio a mano e ci siamo diretti verso l’uscita dell’aeromobile dove ci attendeva la prima “sorpresa”: improvvisamente sembrava di essere entrati in un film. Una squadra di poiziotti “super-americani” ci attendeva al varco con tanto di cani che ci annusavano ovunque. La statura media era quella dell’armadio a quattro ante e il classico “ray-ban” rendeva l’aspetto ancora più severo. Non avevamo ancora messo piede sul suolo Americano che già si percepiva il fatto di essere lontani anni-luce dalle nostre usanze e modi di vivere, ma ovviamente non era nulla a confronto di quello che avremmo visto e provato nei giorni successivi.
Sbrigate tutte le formalità doganali, ritirato i bagagli senza particolari inconvenienti e fatto una telefonatina rassicuratrice a casa ci siamo diretti all’uscita dell’aeroporto, ancora non ci credevamo eravamo a Los Angeles, ma vi rendete conto? Se eravamo qui allora esiste davvero, non si trova solo nei film al cinema o in tv…..esiste!!!! 😉
Appena fuori dall’aeroporto ci siamo trovati di fronte ad uno spettacolo per noi inconsueto, un gran numero di piccoli pullman dai vari colori e insegne scorreva come in un’antica giostra. Si tratta dei mezzi di trasporto gratuiti dei vari hotel e delle compagnie di noleggio auto che percorrono ininterrottamente la strada tra l’aeroporto e le varie destinazioni. Noi dovevamo raggiungere il Westin quindi, carichi come dei somari, abbiamo iniziato a cercare dove si trovava la relativa fermata. Dopo non pochi sforzi andati a vuoto abbiamo bloccato il nostro pullman in mezzo alla strada e, per fortuna, il conducente e’ stato gentile e ci ha fatto salire. Una volta seduti abbiamo iniziato a guardarci un po’ intorno. Le prime cose che ci colpirono furono il traffico molto intenso e il fatto che le dimensioni della strada più piccola corrispondevano a quelle di una nostra autostrada. Tutto intorno a noi aveva un aspetto molto diverso dallo standard europeo ma la cosa che ci turbò maggiormente fu il tempo atmosferico. Il cielo era grigio, in un primo momento non ci avevamo fatto caso ma dopo un’attenta analisi realizzammo che c’era un gran foschia. Ma come grigio….ca**o…..in California il cielo deve essere blù!!!! Il grigio lo abbiamo a Bologna e Ferrara……non nascondiamo la delusione.
L.A. Westin Airport Hotel
Finito questo preambolo (ammazza che preambolo) riprendiamo da dove eravamo rimasti, cioè nella nostra camera al Westin con le valige ancora intatte e la testa vuota come una zucca ad halloween. Eravamo distrutti, secondo il nostro “orologio interno” dovevano essere le 2:30 di mattino mentre in realtà non era ancora sera….una sensazione unica, inoltre ci disturbava il clima grigio e freddo.
Ecco la foto che testimonia ciò che vi abbiamo appena raccontato, questa è la visuale dalla nostra camera al Westin. Come potete vedere sembra di essere a Milano nel mese di novembre!!!! Nonostante la stanchezza decidemmo di resistere di andare a fare due passi a piedi per prendere contatto con “the american people”. Quindi siamo scesi, abbiamo attraversato la hall e ci siamo incamminati lungo la stradina che vedete nella foto…..”very little”, direi adatta al pedone! Sembrava di essere su un’altro pianeta, tutto diverso, tutto strano. Volevamo dare un’occhiata al posto dove l’indomani dovevamo andare a ritirare l’auto, cioè alla ALAMO. Dalle mappe che avevo studiato a casa sapevo che non era troppo distante dal Westin……arrivammo quindi fino all’incrocio e imboccammo l’Aviation blvd percorrendolo per qualche minuto. Il tempo passava ma non si trovava traccia della Alamo, Il paesaggio urbano era sempre più strano e non si incontrava praticamente anima viva. Più avanti ancora le uniche persone che incontrammo avevano un aspetto non proprio rassicurante e il paesaggio era formato da strane casette tipo “film sul bronx” e cartelli minacciosi che dicevano di stare all’occhio……improvvisamente un’enorme punto interrogativo comparve sulle nostre teste. Ma dove stiamo andando? Sono bastati pochi secondi di autosuggestione per girare i tacchi e rientrare con passo svelto. Durante il ritorno al Westin abbiamo addocchiato un “Denny’s” sulla sinistra e abbiamo preso, in un piccolo “mart” dal benzinaio, due galloncini d’acqua in previsione della prima tappa desertica dell’indomani. Appena rientrati nella hall dell’hotel le note di un’orchestrina jazz ci hanno accolto e la cosa e’ stata molto piacevole. Siamo saliti, ci siamo fatti una bella doccia et voila’ ci siamo buttati sui morbidi piumoni del mega “king bed” che avevamo in dotazione. A questo punto ognuno si e’ messo a pensare……personalmente non nascondo una certa preoccupazione per quello che doveva ancora venire, pensare di dover ancora ritirare la macchina per mettersi poi a guidare attraverso le highway di Los Angeles sulle orme di Baker & Poncharello (ChiPs) mi preoccupava non poco. Penso non ci sia nulla di strano per uno che e’ abituato a percorrere al massimo la “Bazzanese” per arrivare sul posto di lavoro. Inoltre il pensiero di avere davanti a noi migliaia di chilometri di strada tra deserti e luoghi simili, in quel particolare momento, non mi rassicurava di certo. Con questi pensieri che ci ronzavano per la testa ci addormentammo sfiniti……tic toc tic toc…improvvisamente aprii gli occhi e nel buio più assoluto guardai la radiosveglia: 4:00 a.m.!!! Accidenti che scombussolamento!! Provo a dormire di nuovo con scarsi risultati…..tic toc tic toc…..riapro gli occhi e sono le 6:00 a.m….OK mi arrendo, mi alzo, sposto la pesante tenda che oscura le finestre e…..il tempo non è cambiato, anzi è peggiorato…..mah!!!
Los Angeles (CA) – Giov 31 Maggio 2001 ore 06:30: Anche Irene è già sveglia da tempo e pian piano entriamo nell’ordine di idee di darci da fare e partire per questa avventura. Ci laviamo, riordiniamo le nostre cose e, dopo un’oretta abbondante, ci avviamo a piedi verso il famoso Denny’s che avevamo visto la sera prima e di cui avevamo sentito parlare durante la preparazione del viaggio.
Denny’s
Entriamo nel locale già abbastanza pieno e attendiamo la cameriera per l’assegnazione dei posti come recitava un cartello in bella vista. Anche qui la solita storia, una sensazione di già visto di “deja vu” generalizzata. La cameriera ci fa accomodare in un tavolo posizionato in una fila interna. Tutto ricorda quanto visto e rivisto al cinema o in tv: il locale stile “Harnold” (Happy Days), la cameriera che porta l’ordine al cuoco dietro un bancone direttamente nel locale in modo che tu puoi vedere mentre preparano il cibo, il fatto che ogni 5 minuti arriva a riempirti la tazza del caffè, i classici sciroppi d’acero e mirtillo da versare abbondantemente sui pancake. Dall’altra parte della fila, lungo le vetrate che danno all’esterno del locale, stanno facendo colazione intere famiglie di gente comune, insomma un’atmosfera veramente gradevole.
Ecco cosa si mangia negli States alle sette del mattino. Quello che vedete è ciò che ho ordinato la prima volta, un amore a prima vista. Come potete vedere la colazione consisteva in: due salsicce (italian sausage), due fettine di pancetta affumicata (bacon), due uova strapazzate (two scrambled eggs), quattro fette da toast (brown toast), due mitici pancake con una nocetta di burro sopra, un succo d’arancia e caffè a go-go (free refill). Il tutto condito con sciroppi vari (acero, mirtillo, ecc ecc) e marmellate. Tutto questo per la misera somma di circa 5$ + “tip”, il che significa che nonostante il cambio euro/dollaro fosse da suicidio si riusciva a mangiare abbondantemente con pochissimi soldi. Il bello di tutto questo è che con questo popò di robetta nel pancino arrivi a sera senza sentire il benchè minimo bisogno di mangiare altro.Ma ora tocca noi, cosa si mangia qui alle 7:30 del mattino? Cappuccino e pasta alla crema? Un panino alla mortadella? Crescentina? Pizzette? Nooo? No!!! Terminato il nostro primo “american breakfast” ritorniamo al Westin per il “check out” e iniziamo a studiare un piano per arrivare alla Alamo con tutto il carico di valigie che avevamo con noi. Dopo un piccolo breefing decidemmo di tornare col pullman dell’hotel all’aeroporto per poi salire su quello della Alamo che ci avrebbe condotti, senza alcuna spesa, a destinazione.
Alamo….si parteeeee!!!
Eccoci qua, il piano e’ riuscito perfettamente ed ora siamo in attesa di interagire con il personale della “Alamo Rent a Car”. C’e’ una piccola fila che si esaurisce nel giro di pochi istanti, rimaniamo quindi in attesa del prossimo “next” che verrà pronunciato dal primo commesso che si libererà. Siamo serviti da una simpatica negretta che in poco tempo, sbrigate alcune formalità, ci consegna le chiavi e ci da alcune indicazioni sul come raggiungere l’autoveicolo. Io e Irene non siamo ancora entrati nel ritmo dell’inglese dei losangelini quindi riusciamo a comprendere si e no un 60/70% di ciò che ci viene detto, ma nonostante tutto rispondiamo sempre di si come se avessimo capito al 100%. Pensavamo che una volta entrati nel garage della Alamo ci fosse qualcun’altro ad aiutarci dandoci qualche istruzione o cose simili, invece niente. Abbiamo trovato la nostra macchina e con fare sospetto, guardandoci intorno furtivamente, siamo saliti sulla vettura. Mi siedo al posto di guida e cerco di riprendermi dallo smarrimento iniziale. Dopo alcuni minuti di ambientamento e di lettura del manuale operativo dell’auto siamo riusciti a partire senza alcun problema. Mi sentivo strano, molto emozionato. Nel giro di pochi minuti ci siamo ritrovati sulla rampa di accesso della HighWay 105 in direzione Est, una sensazione veramente unica e memorabile. Il traffico non era troppo pressante e si procedeva bene stando sempre attenti al limite. Dopo parecchia strada, con Irene che faceva il navigatore, il paesaggio urbano iniziava a mutare e, come per magia, anche il cielo iniziò a prendere il suo vero colore, un blu incredibile. Ormai era fatta, stavamo iniziando a percorrere i primi tratti desertici, ogni trenta secondi si sentiva un’esclamazione di stupore per questa o quest’altra cosa, vuoi uno degli enormi e stupendi camion americani, vuoi per un punto particolarmente suggestivo del paesaggio…….insomma senza neppure renderecene conto arrivammo a Barstow e subito dopo uscimmo dalla highway in direzione di Calico la famosa città fantasma.
Calico “Ghost Town”
Prima di arrivare a Calico ci fu il primo “duello” della giornata: il primo rifornimento di benzina negli USA. Fare benzina sembra cosa facile ma…..lo e’ ancor di più. Per ciò che riguarda il tipo di benzina basta scegliere quello che costa meno e dare un’occhiata intorno. Nel caso fuori ci sia il cartello “Pay First” e’ sufficiente entrare, consegnare la carta di credito o il contante e comunicare il numero della pompa al commesso. Fatto ciò esci e traffichi un po’ con i vari meccanismi che variano da pompa a pompa e alla fine, se hai risolto il rebus, otterrai il prezioso liquido. A proposito ricordati di rientrare a ritirare scontrino e carta. Se si vuole utilizzare la carta di credito, piuttosto che lasciarla al gestore, è meglio utilizzarla direttamente sulla pompa utilizzando l’apposito aggeggio…..veloce e sicuro. Una cosa carina e’ che negli Stati Uniti benzinaio = supermercatino, ci puoi trovare di tutto dal salume al profumo, ma soprattutto una gran quantità di “robaccia” che a me piace molto. 😉
Era circa mezzogiorno quando arrivammo alle porte di Calico e il sole era a picco sulle nostre teste. Appena siamo scesi dalla macchina ormai ci prendeva un colpo, mai sentito un caldo del genere in vita mia, incredibile, ti toglieva quasi il fiato. Come controparte ci sarà stata un’umidità dello 0,5% in quanto nonostante la temperatura infernale non si sudava assolutamente. Calico fu fondata nel marzo del 1881 con la prospettiva dell’estrazione dell’argento e del borace, la popolazione allora era di 40 persone. Nel giro di 6 anni salì a 1.200 persone, sorsero ben 500 miniere, 22 saloon, una chinatown ed il quartiere a luci rosse. Poi appena le cose iniziarono ad andare maluccio la gente se ne andò e divenne praticamente una città “fantasma”. Non e’ che ci sia poi gran chè da vedere, il tutto è stato reso molto “turistico”, restano solamente alcuni edifici veramente interessanti e la miniera. Nonostante ciò ti viene da pensare come facessero questi poveracci a vivere in un simile inferno. Dopo un po’ che gironzolavamo per il paese noto che, stranamente, Irene e’ un po’ “rallentata” nelle risposte e, nonostante il cappellino spiccava un colorito rosso-paonazzo del viso……mah! Io mi arrampico fino al “view point” ma lei non mi segue così dopo poco decidiamo di avviarci alla macchina. Appena saliti Irene mi rivela di non sentirsi affatto bene e non me lo aveva comunicato prima per non farmi preoccupare. Ripartiamo e, dopo un po’ di tempo, grazie all’aiuto del climatizzatore, la temperatura ritorna su valori accettabili e pian piano il viso di Irene si riprende senza alcuna conseguenza. Sicuramente se fosse rimasta ancora esposta a quelle temperature si sarebbe beccata un bel “heat stroke”, più comunemente chiamato colpo di calore, cosa non molto bella effettivamente.
Needles
Finalmente verso le ore 17 arriviamo a Needles stanchi ma con l’umore in netto rialzo rispetto al giorno precedente. Ci dirigiamo subito verso l’Econo-lodge dove avevo fatto una prenotazione on line prima di partire a 35$ “with tax”. La situazione “caldo infernale” non è che sia migliorata molto rispetto a Calico ma non ci lamentiamo e ci fiondiamo in camera, molto spartana ma abbastanza pulita, unica pecca il condizionatore che fa un rumore bestiale, probabilmente è in servizio dal tempo delle guerre puniche. Appena ci siamo sistemati nella stanza scopro un lato nascosto di Irene che non conoscevo. Praticamente consiste nella tendenza al “baraccamento” o meglio lei la definisce con la frase “scatta l’organizzazione”. 😉 Prende il suo bel filo che si è portata dall’Italia e inizia cercare tutti i posti possibili dove poterlo attaccare e fare così uno “stendino” improvvisato. Poi, dopo aver lavato le sue cosine (e anche le mie), le stende con cura e, grazie al clima estremamente secco le ritroviamo asciutte (e pulite) in pochissimo tempo. Per correttezza devo dire che questa sua “organizzazione” è stata veramente utile in quanto ci ha permesso di avere vestiti e biancheria sempre pulita tutti i giorni, quindi un’ottima cosa.
Ormai è sera e il sole inizia a calare ma il caldo non molla neppure di un millimetro, nonostante tutto quello che abbiamo passato durante il giorno non abbiamo ancora fame. La sonno è tanta in quanto siamo ancora molto fusi dal fuso ma decidiamo di resistere e andiamo a farci un giretto in macchina per needles, in giro c’è pochissima gente e quando ormai faceva buio pesto arrivammo in riva al fiume Colorado. Al ritorno incontriamo un “jack in the box” con in offerta un bel hamburger a 0.99 cent e quindi, con pochi spiccioli, decisi di togliermi quel po’ di fame che stava riaffiorando. Irene invece, nonostante continuasse a dire di non aver fame, me ne divorò quasi metà.
Sono le ore 22:00, la temperatura rimane tipo altoforno industriale ma nonostante ciò decidiamo di spegnere il condizionatore per il problema già menzionato del rumore. Alle 22:15 si sentono le voci dei nostri “vicini” di stanza ma ne’ questo e ne’ l’effetto fornace riescono ad impedirci di piombare in un sonno pre-comatoso in meno di tre secondi netti……’notte!!!!
Motel e Varie
DATA | CATENA | TIPO | PREZZO | VOTO |
30 Maggio 2001 | Westin | 1 King Bed | prepagato | 8 |
31 Maggio 2001 | Econo Lodge | 2 Queen bed | 35$ | 6 |
